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Coronavirus in Ticino, Borradori: "Scuole riaperte l'11 maggio? Un azzardo. Prima la salute del personale scolastico"
Il sindaco di Lugano commenta gli allentamenti comunicati oggi: "Continuo a ripetere: prudenza, prudenza, prudenza. Dobbiamo fare di tutto per evitare che i ticinesi siano costretti a passare l’estate chiusi in casa"
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20 MARZO 2020
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20 MARZO 2020

di Andrea Leoni

Marco Borradori, Confederazione e Cantone hanno esposto oggi i loro propositi sulle riaperture dei prossimi giorni e delle prossime settimane. Cominciamo dalle scuole: per Berna quelle dell’obbligo devono riaprire l’11 di maggio. Lei cosa ne pensa?

“Mi sembra una data azzardata e mi chiedo se sia giusto prendersi questo rischio per le quattro settimane che, all’11 maggio, mancheranno alla fine dell’anno scolastico. Come sindaco di Lugano, quindi con la responsabilità politica delle scuole comunali, al primo posto viene la salute dei docenti e di tutto il personale scolastico e dei trasporti, oltre ovviamente a quella dei genitori. Anche tra questi adulti vi sono infatti persone di mezza età o con delle malattie, tra quelle considerate a rischio, che potrebbero quindi rischiare molto se fossero contagiati. E a loro volta queste persone hanno dei parenti. Il medico cantonale ha detto chiaramente che i bambini e i giovani adulti, pur fortunatamente facendo in forma lieve o nulla questa malattia, possono essere contagiosi. E a tutti noi è chiaro quanto sia difficile mantenere le distanze sociali e le norme igieniche fra i bambini e i giovanissimi. Non mi sembra il caso di far riprendere a circolare il Covid19 nelle scuole, con il rischio che venga trasmesso agli adulti, come era avvenuto qualche settimana fa quando abbiamo giustamente deciso di chiuderle”.

Quindi che fare?
“Guardi, se da qui all’11 maggio, quindi tra circa un mese, si riesce ad individuare una soluzione condivisa che minimizza questi rischi, possiamo evidentemente parlarne. Altrimenti dal mio punto di vista, considerate le poche settimane che mancano alla fine dell’anno scolastico, meglio lasciar perdere e ricominciare a settembre. Nella scuola, come nel resto delle attività, deve guidarci il principio di cautela”.

A questo proposito: come giudica gli allentamenti decisi dal Consiglio di Stato nell’ambito delle industrie e nell’edilizia?
“Il fatto che sia stata rinnovata la finestra di crisi speciale per il Ticino, è comunque meglio di niente. Certamente, come è noto, io avrei preferito un approccio più prudente che guardasse all’inizio di maggio per i primi allentamenti. Per quanto riguarda l’edilizia intravedo due problematiche: la prima è il mantenimento delle distanze sociali in un lavoro che prevede un forte contatto tra gli operai, il secondo è il grosso tema legato al frontalierato e al nostro legame con la Lombardia, che nel settore edile è ancora più stretto”.

Vale a dire?
“Come sindaco mi è molto difficile spiegare a un concittadino come mai  da settimana prossima un muratore italiano non potrà lavorare a Bergamo, ma potrà farlo a Lugano, come frontaliere o padroncino. La stessa difficoltà si porrà il 27, se il Ticino dovesse allinearsi a Berna, quando una parrucchiera o un’estetista comasca non potrà verosimilmente operare nella sua Regione, ma in Ticino sì. Mi sembra di rivivere le contraddizioni che abbiamo attraversato all’inizio di questa crisi. Continuo a pensare che un allineamento nella riaperture tra il nostro Cantone e la Lombardia, sia la soluzione migliore e quella che sarebbe maggiormente comprensibile per la popolazione. Perché il punto è anche questo”.

Cioè?
“C’è un discorso sanitario, ma ce ne è uno altrettanto importante legato alla condivisione e alla tenuta sociale. Le rinunce a cui sono chiamati i ticinesi devono essere comprensibili e attualmente la Lombardia resta una delle zone più colpite al mondo dal virus e, purtroppo, non dà ancora chiari e stabili segni di miglioramento. Nel frattempo non è che il Ticino si è spostato geograficamente…siamo sempre lì, affacciati su quel grande focolaio che fatica a spegnersi. Per questo continuo a ripetere: prudenza, prudenza, prudenza. Dobbiamo fare di tutto per evitare che i ticinesi siano costretti a passare l’estate chiusi in casa, a causa di un nuovo lockdown”.

 

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