Sono stati 27mila, il 28% in più rispetto settimana scorsa, i frontalieri che ieri hanno oltrepassato il confine per recarsi in Ticino a lavorare. L'AFD: "Situazione sotto controllo"
TICINO – L’inizio della ‘fase 2’ in Ticino fa, inevitabilmente, discutere. Lo fa nel nostro Cantone e, soprattutto, crea polemiche oltre confine con i sindaci dei paesi limitrofi infuriati per le lunghe code in prossimità delle dogane. Ieri, lunedì 27 aprile, sono stati 27mila i frontalieri giunti in Ticino per lavorare, il 28% in più rispetto alla scorsa settimane.
Sui social non è raro imbattersi in foto di lunghe code verso il Ticino e critiche di ogni genere. “Per arrivare a casa – scrive un frontaliere su un gruppo Facebook – ho impiegato tre ore. Una roba fuori dal normale”. “I valichi vanno riaperti”, gli fa eco un altro lavoratore che posta la foto delle strade intasate.
Il direttore della Società degli impresari e costruttori Nicola Bagnovini ha spiegato alla RSI di aver scritto al Governo per “chiedere di farsi portavoce a Berna. C’è bisogno di qualche apertura in più dei valichi secondari per differenziare le colonne”.
Per l’Amministrazione federale delle dogane, però, “la situazione è sotto controllo. Le colonne possono essersi formate anche perché in uscita dall’Italia chiedono alcuni documenti”. La portavoce dell’AFD Donatella Del Vecchio ha però dichiarato alla RSI che “in Ticino non al momento previste ulteriori aperture dei valichi secondari”.