CRONACA
Foa presidente RAI, l'audizione in Commissione vigilanza. Il PD: "Propagatore di fake news". Lui scarica i falsi scoop del Corriere su Pontiggia
L'ex amministratore delegato del gruppo Corriere: “La mia battaglia personale per tanti anni è stata a favore di un’informazione libera e trasparente"

ROMA - Marcello Foa alla fine ce l’ha fatta. In seconda battuta, dopo feroci polemiche, ma ce l’ha fatta: grazie a un accordo trovato tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio e il leader di Fonza Italia, Slvio Berlusconi, è stato nominato ufficialmente presidente della RAI. Ma la sua audizione di fronte alla Commissione parlamentare di vigilanza sulla radiotelevisione italiana non ha convinto tutti. Durissime le critiche rivoltegli dai rappresentanti del Partito democratico.

 

Foa ha ripercorso la sua carriera professionale, i primi anni in Ticino, a Gazzetta Ticinese e al Giornale del Popolo… “Poi a 26 anni accadde il miracolo e venni assunto al Giornale da Indro Montanelli, che era il mio idolo d’infanzia, con la carica di vice-responsabile della redazione esteri”.

 

L’internazionalità, ha detto, è stata la mia cifra professionale per anni, fino a quando, nel 2011, è diventato amministratore delegato del gruppo che fa capo al Corriere del Ticino. “Il mio compito – ha spiegato - non era quello incidere sui contenuti delle singole testate ma di far sì che i rispettivi direttori potessero svolgere il loro ruolo senza nessuna intromissione da parte mia nella linea politica”.

 

E ha aggiunto: “Per me un punto molto importante è difendere la qualità dell’informazione. Questo è il mio spirito, la mia vocazione, il mio modo di essere. Mi sono abituato a discernere tra le mie opinioni e il mio ruolo di garante del pluralismo e della qualità del giornalismo”.

 

E ancora: “Non ho mai militato in nessun partito politico né cercato appoggi politici per fare carriera. Sono stato sempre coerente con me stesso. I miei valori sono: l’indipendenza, servire il lettore con umiltà, e credo molto nell’onestà intellettuale, e nella capacità di riconoscere i propri errori non appena se ne è consapevoli”.

 

E su questo punto ha citato l’esempio dei giornali britannici, sempre pronti a ritrattare le notizie errate. Anche se non gli sarà piaciuto il titolo del sito online del Guardian, “Fake news journalist made chair of Italy’s state broadcaster”, cioè: “Un giornalista di "fake news" nominato capo della televisione di Stato italiana”.

 

Poi è iniziato il fuoco di fila della sinistra. Il senatore del PD Davide Faraone ha detto: “Lei ha omesso totalmente nella sua relazione di aver spacciato per vere notizie senza fondamento, vere e proprie fake news. Sul Corriere del Ticino ha parlato di 150'000 riservisti che Trump stava mobilitando, ma la terza guerra mondiale non ci sembra sia scoppiata, e poi c’era l’articolo sul documento segreto della polizia tedesca sul terrorismo, altra notizia rivelatasi falsa… E altre informazioni fasulle… Credo che un giornalista che scrive di queste notizie, che intende il giornalismo in questo modo non possa dirigere la RAI, perché non è una persona di garanzia”.

 

Faraone ha citato anche il caso del figlio di Foa che gestisce i social per conto di Salvini, e ha concluso: “Lei è già stato bocciato dalla Commissione di vigilanza e oggi non dovrebbe nemmeno essere qui”.

 

Il senatore Francesco Verducci ha rincarato la dose: “Lei, Foa, non ha avuto remore ad arrivare all’ingiuria nei confronti delle più alte cariche dello Stato, è un propagatore seriale di notizie false. E l’incompatibilità rispetto alla sua nomina, dottor Foa, è che lei ha portato avanti uno sfregio nei confronti della Commissione di vigilanza è che dopo essere stato bocciato in prima battuta ha pensato di andare avanti”.

 

Foa ha parlato dei suoi controversi post su twitter, o di post che ha rilanciato sulla sua bacheca: “Il ‘ritwit’ di certe opinioni non è significativo di un’adesione incondizionata alle stesse, che in quel momento ti potevano però sembrare interessanti. C’è una differenza tra quello che uno scrive e quello che rilancia sui social”.

 

E a chi lo accusa di aver offeso il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto: “Nei suoi confronti provo stima e mai è stata mia intenzione mancargli di rispetto”.

 

Ha poi parlato dei falsi scoop del Corriere, scaricando sul direttore, Fabio Pontiggia, la responsabilità della loro pubblicazione: “Io non ho mai diretto il Corriere del Ticino, e non ho avuto nessun ruolo nella vicenda dello scoop, che  è stata decisa dal direttore, il quale poi si è scusato e io ho solo riportato le sue scuse sul mio blog. Quindi è sbagliato attribuire a me la responsabilità di questi errori”.

 

Il riferimento era allo scivolone sul dossier della Polizia criminale tedesca per il quale Pontiggia si era pubblicamente scusato. Ma Foa non ha fatto cenno alla notizia, rivelatasi pure una bufala, dei 150’000 riservisti americani pronti a scendere in guerra.

 

Ha poi fatto alcune dichiarazioni di principio: “La mia battaglia personale per tanti anni è stata a favore di un’informazione libera e trasparente, che sappia ammettere i propri errori quando sbaglia. Il mio impegno, che prendo solennemente con tutto il mio cuore e la mia professionalità, è difendere l’indipendenza e la qualità della grande stampa e della RAI. Il mio è un inno d’amore nei confronti del giornalismo”.

 

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