Dopo la rivolta di Bioggio, e l'intervento di Michele Bertini, l'ufficiale Mauro Maggiulli spiega la strategia della polizia cittadina
LUGANO – Le postazioni radar e i blocchi delle polizie comunali stanno facendo discutere dopo la clamorosa iniziativa del Municipio di Bioggio, che ha chiesto ai comuni consorziati e al comando della Malcantone Est di sospendere qualsiasi controllo fino a nuovo avviso sul proprio territorio.
Il vicesindaco di Lugano, Michele Bertini, responsabile del Dicastero polizia, ha dichiarato che il sindaco di Bioggio, Eolo Alberti, ha ragione da vendere e che le polizie urbane devono puntare sulla prossimità, garantendo a livello di circolazione stradale un equilibrio tra prevenzione e repressione. Repressione che rimane uno dei pilastri dell’attività di polizia, ma che non viene fatta a casaccio e per “far cassa”.
“A Lugano – spiega l’ufficiale a capo dell'area operativa Mauro Maggiulli – facciamo una pianificazione di massima ad inizio anno con l'obiettivo di effettuare dei controlli su più vie del comprensorio cittadino. Tutti i nostri controlli vengono regolarmente annunciati sulla piattaforma cantonale indicando il quartiere e non solo il comune, rispettano le disposizioni emanate dalla Polizia Cantonale e lo scorso anno questi controlli hanno interessato oltre cento strade della nostra giurdisdizione. Questo metodo non mira a fare differenza tra una strada molto trafficata e una poco trafficata, in quanto lo scopo ultimo deve essere appunto quello di marcare la nostra presenza sul territorio con operazioni repressive solo laddove necessario perché comprovato da dati statistici”.
Nella pianificazione, aggiunge Maggiulli, “oltre alla tante vie interessate, vengono considerati sistematicamente anche i punti sensibili, quali le adiacenze delle sedi scolastiche, delle case anziani, degli ospedali eccetera, come le zone residenziali dove vige il limite dei 30 chilometri orari. Questa pianificazione viene poi rivista e aggiornata mensilmente sulla base di segnalazioni che ci giungono dai cittadini, dalle commissioni di quartiere, oppure dai nostri rilevamenti effettuati tramite i cosiddetti radar amici”.
Generalmente non si torna mai una seconda volta su una via già controllata durante lo stesso anno, spiega l’ufficiale di polizia, “ma questo principio non vale in modo assoluto e può essere riconsiderato in base al tasso di infrazioni riscontrato su una determinata strada. Infatti se lo stesso supera in modo importante il tasso del 6-8% (ritenuto ancora nella media) ritorniamo a fare controlli. Talvolta si constatano addirittura tassi di infrazioni superiori al 30% ed in questi casi, compatibilmente con la pianificazione prevista, possiamo tornare anche la settimana successiva. Se poi anche gli interventi successivi si rivelano inutili, si procede a verificare se non siano necessarie delle modifiche strutturali della strada, come sovente avviene per le zone 30km/h”.
Tutti i nostri controlli, conclude Maggiulli, “vengono registrati e archiviati nei nostri database e questo ci permette in ogni momento di poter effettuare analisi statistiche, di poter risalire al controllo, al numero di passaggi constatati, al numero di infrazioni rilevato e al tasso di percentuale di infrazioni che la via interessata ha fatto registrare”.