La sessuologa ticinese dopo il caso di Prato: "La strada migliore per liberarsi e difendersi è chiedere aiuto a terzi"
TICINO – Ha fatto parecchio discutere la folle relazione tra un'infermiera di Prato e un 14enne con il quale ha avuto un figlio. Una storia (vedi articoli suggeriti) che ha trovato spazio sulle pagine di cronaca di tutti i giornali con l'arresto ai domiciliari della donna per atti sessuali con minore e violenza sessuale per induzione.
L'orchessa, rivelano le chat con il ragazzino finite agli atti degli inquirenti, provava una vera e propria ossessione nei confronti del giovane che, esausto, ha deciso infine di raccontare tutto alla madre e a una insegnante. Una richiesta d'aiuto. L'ultima mossa disperata perché in quella situazione non voleva starci, tanto più dopo le continue minacce di suicidio che la donna rivolgeva all'adolescente. "Mi taglio, ho già la soluzione. Come starai male quando morirò", uno dei tanti messaggi che l'infermiera ha inviato allo spaventato 14enne.
Un caso, insomma, che induce a una riflessione approfondita sul tema degli orchi e orchesse. Cosa spinge queste persone a manipolare i ragazzini?, Come possono evitare tutto questo le povere vittime? A chi rivolgersi in questi casi?. Domande che abbiamo sottoposto alla sessuologa ticinese Kathya Bonatti con la quale abbiamo 'analizzato' il caso di Prato.
"Innanzitutto – ci dice Bonatti – è necessario specificare che se la donna ha avuto rapporti sessuali con il ragazzo quando lui aveva meno di 13 anni si tratta di pedofilia. Se ne ha avuti tra i 13 e i 16 anni, in Svizzera, è considerata violenza sessuale. In questo caso c'è stata una manipolazione, una costrizione attraverso minacce e ricatti. E quando c'è una minaccia significa che c'è della violenza, in quanto non si presume il consenso. E le modalità con cui la donna ha manipolato il ragazzino sono le stesse minacce".
Cosa spinge una donna adulta a intraprendere una storia tanto folle e morbosa? "Non sono in grado di fare una diagnosi accurata, ma è chiaro che la donna in questione soffre di una patologia evidente. Le cause possono essere svariate. L'infermiera, in questo caso, è spinta da un desiderio incontrollabile nei confronti del ragazzo. Vuole vivere con lui una storia d'amore, senza rendersi conto di aver perso il contatto con la realtà. Un ragazzo così giovane non ha la coscienza di capire quello che sta facendo e come lo sta facendo".
Solo dopo alcuni mesi il ragazzo è crollato e ha confidato tutto alla madre. "Ed è la cosa più giusta che ha fatto. La strada migliore per liberarsi da queste manipolazioni è chiedere aiuto a terzi: ai genitori, a degli amici, agli insegnanti, eccetera. Lui ha dovuto ristabilire la ragione e comprendere che non era lui dalla parte del torto".
La sessuologa indica anche quali sono i rischi a cui può andare incontro un/a adolescente vittima di questi casi. "Episodi del genere ti segnano per tutta la vita. Inoltre, possono portare depressione, problemi scolastici e conseguenze a livello sociale nella vita di tutti i giorni, così come comportano problemi nell'avere una relazione in futuro".
"Può capitare – continua – che esperienze sessuali con donne/uomini più grandi siano considerate come 'esperienze', ma così non è. Ti può anche piacere una persona più grande, ma se hai 13 anni rientra nell'ambito della pedofilia". Per la Bonatti, il ruolo dei media e delle istituzioni è fondamentale. "L'informazione – conclude – è importantissima. La popolazione deve saper distinguere la pedofilia dalla violenza e dalla manipolazione. Tutti hanno il diritto di sapere come comportarsi e difendersi di fronte a questo tema".