Fa discutere a Lugano da Xelidon Xhixha, intitolata “Luce Divina” e parte di un percorso scultoreo, presentato oggi
Proprio non meritava di finire al centro di una polemichetta da strapaese, quella croce. Opera d’arte, è vero, firmata dall’albanese Xelidon Xhixha, intitolata “Luce Divina” e parte di un percorso scultoreo, presentato ufficialmente oggi, che si articola in diversi luoghi della Città. Opera d’arte, dicevamo, ma anche, per i credenti, simbolo della cristianità, e per i non credenti, segno forte che affonda le radici in secoli di storia e di arte occidentale.
Ecco perché la Settimana santa era proprio il periodo peggiore per innescare un dibattito attorno a quella croce, installata di fronte alla chiesa di Santa Maria degli Angioli, in piazza Bernardino Luini, a due passi dal LAC.
Il titolo potrebbe essere “c’è da spostare una croce”. E ora vediamo di raccontare cosa è successo…
Nelle settimane scorse, dopo che la croce era stata posata, al Municipio sono arrivate due lettere. Una inviata dalla Parrocchia della Chiesa degli Angioli, che chiedeva di prolungare l’esposizione di “Luce Divina” fino ad agosto. La seconda, inviata dall’Ufficio dei beni culturali, che chiedeva invece l’immediata rimozione della scultura.
Va detto a questo punto che il Municipio aveva autorizzato la posa della croce, su richiesta della fondazione di Ricardo Braglia, fino a Pasqua. E così sarà, perché il Municipio ha confermato la sua decisione. E ci mancherebbe altro!
Piaccia o non piaccia lo stile “specchiato” di Xelidon Xhixha, i riflessi di luce delle sue sculture in queste giornate di sole regalano un tocco in più di fascino e di gioia a chi passeggia per Lugano.
Ma i dirigenti dei Beni culturali si sono inalberati. Perché? Perché il loro ufficio non è stato consultato sul posizionamento delle sculture di Xelidon Xhixha in città, e in particolare per quella che raffigura la croce, la cui collocazione è ritenuta inadeguata.
Ai profani non è chiaro quale sia il presunto “sfregio” che “Luce Divina” provocherebbe all’armonia urbana di quell’area… C’è soltanto da sperare che, sotto sotto, gratta gratta, non ci siano la solita menata anti-cattolica o il timore di disturbare qualche visitatore ateo o di altra fede.
In questo contesto di discordia (“lasciatela lì fino ad agosto” e “fatela sparire immediatamente”) si sono inserite le rimostranze delle direzioni del Masi, il Museo d’arte della Svizzera italiana, e del LAC, secondo le quali quella croce può creare confusione dalla vicinanza della scultura con il LAC stesso. Manco fosse infetta…
Non solo: secondo i guru della cultura luganese l’esposizione di Xelidon Xhixha non soddisfa i requisiti artistico-culturali necessari al posizionamento internazionale di Lugano. Al di là del giudizio tranciante, che non sta a noi contraddire, va detto che negli scorsi anni di mostre di secondo o terz’ordine se ne sono viste diverse, fuori e davanti al LAC. Ma forse Xelidon Xhixha non ha santi nel Paradiso nostrano dell’Arte.