Entrambi ex presidenti dell'UDC, Wicht e Von Wyttembach passano all'attacco del procuratore pubblico: "È un dovere dei magistrati impegnarsi per rendere i procedimenti il più brevi possibili"
*Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato congiunto di Paolo Clemente Wicht e Alessandro Von Wyttembach
Nella nostra qualità di cittadini, nonché di ex presidenti cantonali dell’UDC ed ex granconsiglieri, ci vediamo costretti a lamentare pubblicamente l’inattività formale e materiale del PP Andrea Minesso.
Il 23 agosto 2019, come ampiamente riferito dai media, è infatti stata introdotta al Ministero Pubblico formale denuncia per denuncia mendace, in doverosa risposta alla denuncia che aveva portato all’arresto (richiesto dal PP Minesso) e detenzione preventiva di 99 giorni di Paolo Clemente Wicht.
Le accuse non documentate formulate dalla ex moglie di Wicht si sono infatti sgretolate con documenti e prove oggettive raccolte nell’ambito dell’inchiesta, e ulteriori prove nuove e circostanziate sono state fornite alla magistratura a fondamento della contro denuncia di Wicht dello scorso mese di agosto.
La parte lesa Von Wyttembach (che aveva fatto dei prestiti ai coniugi Wicht nell’ambito dei loro investimenti immobiliari famigliari) ha pure formalmente denunciato penalmente l’ex moglie di Wicht per appropriazione indebita, chiedendo l’immediato sequestro dei beni a tutela del loro credito (per altro mai messo in discussione).
A distanza di oltre tre mesi, e malgrado ripetuti solleciti, il PP Minesso non ha dato seguito alle richieste delle parti denuncianti e ha addirittura cancellato, a due giorni dalla data, un primo e già tardivo interrogatorio della denunciata Brigitta Cavegn, che era previsto per il 4 dicembre 2019, con motivazione incomprensibile.
Naturalmente, nessun sequestro (nemmeno cautelativo) è stato ordinato dal PP Minesso. Nessun cittadino di uno Stato democratico di diritto mette in discussione la separazione dei poteri ed il potere discrezionale dei Magistrati. Questo notevole potere presuppone però anche un loro alto senso di responsabilità morale nei confronti di chi è coinvolto in un procedimento giudiziario. Poiché ogni causa penale può comunque causare gravi danni morali e materiali ai cittadini coinvolti. È dunque un dovere dei magistrati impegnarsi per rendere i procedimenti il più brevi possibili. Allungare a discrezione dei Magistrati i tempi dei procedimenti senza giustificati motivi o per inefficienza, oltre che a una mancanza di rispetto verso i cittadini, rappresenta un vero, inaccettabile, atto di ingiustizia.