"Sia quelli sociali che quelli energetici sono strumenti preziosi, ma se non sono gestiti correttamente rischiano di creare distorsioni e dipendenze"
di Paolo Rossi* - analisi pubblicata su ilfederalista.ch
Negli ultimi anni, la Svizzera ha investito massicciamente nelle energie rinnovabili, in particolare negli impianti fotovoltaici. Circa 10 miliardi di franchi sono stati spesi da privati e enti statali per incentivare la produzione di energia solare, con l'obiettivo di ridurre la dipendenza da fonti fossili e di raggiungere ambiziosi obiettivi di sostenibilità climatica. Tuttavia, la gestione di questi sussidi, e il modo in cui vengono applicati, ha generato distorsioni che rischiano di compromettere l'efficacia di tali politiche nel lungo periodo.
L’idea alla base dei sussidi era quella di sostenere la transizione energetica, trasformando un’industria di nicchia (quella fotovoltaica) in una produzione di massa, attraverso incentivi ai cittadini che installassero pannelli solari e contribuissero attivamente alla produzione di energia pulita.
Da questo profilo il risultato è stato raggiunto. Allo stadio attuale vista la differenza tra i costi di produzione di un impianto domestico (mediamente ca. 10 cts/kWh) e quelli dell’energia prelevata dalle aziende elettrica (mediamente ca. 25 cts/kWh) ci si può legittimamente domandare se il sussidio sia ancora giustificato. Inoltre quest’ultimo non è socialmente simmetrico. Tutti gli utenti (indipendentemente dal reddito) pagano i centesimi addizionali che finanziano i sussidi, ma solo i proprietari di abitazioni ne beneficiano. Inquilini e condomini pagano, ma non ricevono.
Il problema per chi produce energia solare è però che non riesce ad autoconsumarla tutta (quindi a sostituire una fetta più larga di energia acquistata dalle società elettriche) e quella in eccesso viene venduta alla rete, a un prezzo basso (che non copre i costi di produzione), perché l’immissione in rete avviene in momenti della giornata (pomeriggio) in cui la domanda è bassa. La riduzione di valore non è però l’unico problema, il flusso generato e la sua variabilità impone infatti anche costi di adeguamento della rete.
La recente proposta di far pagare un prezzo più alto all'energia solare immessa in rete (promossa da sinistra e verdi) sembra essere una misura politicamente motivata. Ma è profondamente diseducativa e iniqua, perché evita di capitalizzare la spinta data dai prezzi bassi pagati dalle aziende elettriche per promuovere l’autoconsumo tramite l'uso di batterie e di software per la gestione equilibrata del rapporto produzione/consumi all’interno della casa.
Un approccio funzionale a tale promozione è stato invece adottato dall’Azienda Elettrica di Massagno, il cui progetto di gestione intelligente dell'energia ha vinto il premio Watt d’Oro nel 2022. Progetti di questo tipo dimostrano come un uso intelligente delle risorse possa aumentare significativamente l'efficienza energetica del fotovoltaico, migliorare la redditività finanziaria degli investimenti per i privati e ridurre i costi sociali a medio termine.
Sussidi sociali e distorsioni strutturali
Il ragionamento fatto attorno ai sussidi nel settore dell'energia rinnovabile si può riprodurre analogamente ai sussidi nel settore sociale. Gli incentivi sociali sono stati introdotti per alleviare temporaneamente situazioni di disagio ed emarginazione, offrendo alle persone in difficoltà l'opportunità di riorganizzare la propria vita. Tuttavia, come nel caso dei sussidi energetici, anche qui si osservano distorsioni che, col passare del tempo, rischiano di creare più ingiustizie di quanti disagi attenuino, colpendo soprattutto il ceto medio.
Un buon esempio di distorsione riguarda il mercato immobiliare, dove i prezzi amministrati degli affitti garantiti dall’assistenza sociale possono arrivare fino a 1.600 CHF il mese per una famiglia di quattro persone. Questo meccanismo non solo distorce il mercato, spingendo i prezzi verso l’alto, ma penalizza chi, pur non beneficiando di assistenza, si trova a dover pagare affitti simili senza alcun aiuto. Il risultato è un mercato immobiliare sempre meno accessibile, soprattutto per il ceto medio-basso, che spesso deve rinunciare a opportunità abitative di qualità.
La "trappola del welfare"
Un ulteriore aspetto problematico dei sussidi è la dipendenza che possono creare. Le persone che ricevono assistenza per lunghi periodi rischiano di sviluppare una "mentalità da assistiti", che riduce la loro motivazione a cercare un impiego o a migliorare le proprie competenze professionali. Questo fenomeno, noto come "trappola del welfare", può intrappolare intere generazioni in una spirale di dipendenza, riducendo le loro prospettive future e perpetuando un ciclo di esclusione sociale.
Un esempio emblematico di questo fenomeno è rappresentato dai figli di persone che vivono grazie all’assistenza sociale. Spesso, questi giovani non vedono la necessità di cercare un lavoro, poiché hanno vissuto per anni in famiglie che dipendono dai sussidi. Questo atteggiamento perpetua una ghettizzazione sociale, rendendo ancora più difficile per queste famiglie reintegrarsi nel mercato del lavoro e nella società.
Soluzioni per un sistema più equo
È evidente che il sistema attuale dei sussidi, sia nel campo sociale che in quello energetico, necessita di riforme per evitare che diventi insostenibile nel lungo periodo. Per quanto riguarda i sussidi per la cassa malati, una possibile soluzione potrebbe essere legare il sussidio all’obbligo di partecipare a programmi di riduzione dei costi, come il modello del medico di famiglia o l’assistenza a distanza. Inoltre, sarebbe utile introdurre un monitoraggio più stringente delle persone che beneficiano di sussidi, per garantire che il supporto statale venga utilizzato in modo efficiente e corretto.
Nel settore energetico, invece, sarebbe opportuno ripensare il sistema di remunerazione per l’energia prodotta da impianti fotovoltaici, incentivando software per favorire l’autoconsumo e l'installazione di sistemi di stoccaggio. In questo modo, i cittadini sarebbero incoraggiati a utilizzare l’energia prodotta in modo più efficiente, riducendo la dipendenza dalla rete e migliorando la sostenibilità del sistema nel suo complesso.
Infine, per evitare che i sussidi si trasformino in trappole di dipendenza, sarebbe utile introdurre misure degressive, che riducano gradualmente il sostegno a chi rimane per troppo tempo nei programmi di assistenza. Questo potrebbe incentivare le persone a cercare attivamente
Conclusione
I sussidi, sia sociali che energetici, sono strumenti preziosi per sostenere chi si trova in difficoltà e per promuovere una transizione verso un sistema energetico più sostenibile. Tuttavia, se non gestiti correttamente, rischiano di creare distorsioni e dipendenze che possono compromettere l’efficacia di queste politiche nel medio periodo. È essenziale che le politiche pubbliche tengano conto non solo delle esigenze immediate, ma anche delle implicazioni a lungo termine per l’intera società. Solo così sarà possibile creare un sistema più giusto, equo e sostenibile per tutti.
*manager