POLITICA E POTERE
La "rivolta" finanziaria dei Comuni avanza. E trova il sostegno di Locarno. Il vicesindaco Caroni: "Pronti a cambiare idea, ma vogliamo precise garanzie dal Cantone"
Il Municipio ha deciso di aderire all’iniziativa legislativa "Per Comuni forti e vicini al cittadino". Iniziativa promossa da Canobbio, Melide e Vernate
TiPress/Carlo Reguzzi

LOCARNO – La ‘rivolta’ dei comuni ticinesi contro il Cantone prosegue e trova un importante alleato: il Municipio di Locarno ha deciso di aderire all’iniziativa legislativa "Per Comuni forti e vicini al cittadino". Iniziativa promossa dai Municipi di Canobbio, Melide e Vernate, depositata il 1° novembre alla Cancelleria dello Stato, e che ha già trovato l'adesione di una quarantina di comuni.

 

L’esecutivo di Locarno ha deciso di sottoporre l’iniziativa al Consiglio comunale formulando un preavviso favorevole. Una notizia che a Bellinzona non piacerà di sicuro.

 

“Ci rendiamo conto che questa iniziativa viene presentata in un momento inopportuno, a pochi mesi dalle elezioni cantonali, e rischia di essere strumentalizzata – dice a liberatv il vicesindaco, Paolo Caroni -. Siamo anche disposti a rivedere la nostra posizione, ma chiediamo al Consiglio di Stato precise garanzie sui tempi di realizzazione della riforma ‘Ticino 2020’, e sui prelievi imposti in questi anni ai Comuni, ribaltando sugli stessi oneri che non si giustificano più alla luce della positiva evoluzione delle finanze cantonali”.

 

Locarno chiede anche che il Cantone riveda la sua decisione di prelievo totale della tassa sugli utili immobiliari (TUI), restituendo ai comuni una parte di quelle entrate. Fino al 2016 il gettito della TUI veniva suddiviso al 50% tra il Cantone e i Comuni. Ma nel settembre del 2016, con l’approvazione da parte del Gran Consiglio della manovra cantonale di riequilibro finanziario, la TUI è stata attribuita unicamente al Cantone. Su questo tema nelle scorse settimane aveva preso posizione il Municipio di Vico Morcote, chiedendo una ridistribuzione della TUI.

 

Ma torniamo all’iniziativa "Per Comuni forti e vicini al cittadino": affinché il Gran Consiglio, ed eventualmente gli elettori possano esprimersi sulla stessa, occorre l’adesione di un quinto dei consigli comunali.

I promotori partono dal presupposto che l’emergenza finanziaria del Cantone è terminata: i conti sono ormai ampiamente nelle cifre nere: + 80.4 milioni di franchi nel 2017 e + 90 milioni previsti per l’anno in corso. Ma il Cantone ha bloccato la riforma “Ticino 2020” (che regolerà la ridefinizione dei compiti e flussi finanziari fra Cantone e Comuni), fino alla cui entrata in vigore i comuni dovranno continuare a versare il contributo di risanamento stabilito in 25 milioni, che garantisco ormai da 6 anni.

 

“Con questo sistema (che porta alla mente le leggi di stabilità applicate nella vicina Repubblica) tutti i Comuni ticinesi, negli ultimi 6 anni, hanno versato al Cantone, attingendo alle proprie risorse ricavate dai contribuenti, quasi 150 milioni”, hanno scritto nei giorni scorsi i deputati Maurizio Agustoni, Franco Celio, Felice Campana, Gianrico Corti e Tiziano Galeazzi. Deputati che hanno presentato un’interrogazione al Governo denunciando una “indebita ingerenza del Consiglio di Stato nella procedura di adesione dei Consigli comunali alla presentazione dell’iniziativa legislativa”.

 

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