Secondo la deputata liberale, "Chiesa può presentarsi come il riferimento principale della destra cantonale nazionalista e contribuire così al riassorbimento di almeno parte del movimento leghista nell’UDC". Ma non solo
BELLINZONA – Un uomo al comando, che più che avere influenze dirette sul suo partito, soprattutto a livello nazionale, può portare a modifiche, definite negative, sull’elettorato ticinese. Natalia Ferrara, sul Corriere del Ticino, in un’opinione analizza le possibili conseguenze di quelle che dovrebbe essere l’elezione di Marco Chiesa alla testa dell’UDC nazionale e lo fa senza mezzi termini.
Infatti a un certo punto afferma che, “chi difende una cultura politica liberale e un’idea di società fondata sui diritti e sui doveri (invece che sulla provenienza delle persone) non ha nulla di che rallegrarsi - politicamente - di una presidenza UDC affidata a Marco Chiesa. Meglio capirlo subito e reagire adeguatamente, oppure prepararsi a una sequenza di sconfitte, partendo dall’esito del ballottaggio per il Consiglio degli Stati, solo pochi mesi or sono”.
Certo, è sempre positivo, afferma la liberale, avere dei ticinesi nei posti chiave, e cita ovviamente Ignazio Cassis, ma anche negli anni Pelli, Simoneschi-Cortesi, Carobbio, Lombardi. “Politicamente, però, con rispetto e senza ipocrisie, il quadro cambia”, scrive.
Non tanto a livello democentrista, “figuriamoci se in realtà come Zurigo, Argovia o San Gallo un nuovo leader nazionale venuto da sud, per efficace che dovesse essere, possa cambiare in profondità toni e modi. Né potranno mutare molto i temi, tanto è forte il primato del discorso antieuropeo in casa UDC”, bensì in Ticino.
“Chiesa può presentarsi come il riferimento principale della destra cantonale nazionalista e contribuire così al riassorbimento di almeno parte del movimento leghista nell’UDC, con tutte le conseguenze del caso”, afferma Ferrara. “Starei attenta anche in casa liberale e PPD e, non meno importante, in area socialista, come dimostrano gli scenari elettorali di mezzo mondo. Insomma, un «effetto Chiesa» potrebbe avviare un afflusso ulteriore di consensi verso posizioni nazional-sovraniste”.
Con conseguenze “negative, soprattutto per le fasce di popolazione più deboli che hanno bisogno di un’economia che crei occasioni di lavoro vero e correttamente retribuito più che di sussidi o capri espiatori”, non le manda a dire la deputata liberale.