Il deputato Verde, in un atto firmato anche da rappresentanti di PLR, UDC, PS e Più Donne, torna a porre quesiti sulle misure proposte dal Governo dopo l'accertamento di molestie e mobbing. Anche Pronzini deposita una nuova interpellanza
BELLINZONA - In una risposta a diverse interrogazioni, il Consiglio di Stato aveva spiegato che all'interno di Unitas sono presenti casi di molestie sessuali da 25 anni, ascrivibili tutti alla stessa persona, oltre di mobbing. Ma a Marco Noi e Matteo Pronzini, che erano stati coloro che avevano portato, coi loro atti parlamentari, il caso all'attenzione del Governo, non basta e pongono altre domande.
Il Consiglio di Stato, nel suo scritto, aveva sottolineato di aver chiesto dei correttivi, "una serie d'interventi volti alla revisione dello statuto e all’introduzione di nuove regole interne, ma anche alla valutazione del rapporto di impiego del direttore e il ricambio completo dei membri di comitato in cui vi sarà nuovamente un rappresentante dello Stato" (leggi qui). Il rapporto redatto dall'esperta esterna non è stato reso pubblico, a tutela, viene detto, delle vittime.
Marco Noi torna sulle misure ventilate da Palazzo delle Orsoline. E non é solo: con lui, questa volta, come cofirmatari anche Claudia Crivelli Barella, Samantha Bourgoin, Matteo Buzzi e Andrea Stephani del suo partito, Fiorenzo Dadò del Centro, Marco Bertoli del PLR, Tiziano Galeazzi e Roberta Soldati dell'UDC, Fabrizio Sirica del PS e Tamara Merlo di Più Donne. Insomma, quasi tutti i partiti ora si chinano sul tema, anche i socialisti che erano stati alla finestra.
"Le risposte dell’Esecutivo fanno chiaramente emergere come le cosiddette ‘criticità di natura formale e organizzativa’ siano ritenute gravi al punto tale da non più permettere al Cantone quale ente sussidiante di nutrire fiducia nell’attuale comitato Unitas". Non avendo a disposizione il rapporto, in un nuovo atto il deputato verde chiede quali sono le condizioni che hanno spinto il Governo a porre questa sorta di aut aut. "Cosa intende fare il governo per accompagnare l’Associazione e i suoi organi nella realizzazione delle misure imposte e tutelare le vittime da possibili ripercussioni?", hanno aggiunto.
Anche Matteo Pronzini ha voluto porre altre domande, sempre sulla scia di quelle di Noi: "Tra i provvedimenti richiesti dal Consiglio di Stato a Unitas vi è l’aggiornamento dello statuto dell’associazione, il ripristino della figura del rappresentante dello Stato in seno al comitato, la valutazione del rapporto di impiego del direttore, il ricambio completo dei membri di comitato": da qui una serie di quesiti. Tra questi: "In cosa deve consistere l’aggiornamento dello statuto?". Quali le ragioni "che hanno spinto il Consiglio di Stato a rinunciare ad avere un proprio rappresentante nel comitato malgrado l’obbligo legale?". E ancora: "Cosa dobbiamo intendere quando si invitano gli organi direttivi di Unitas a una valutazione del rapporto d’impiego del direttore?"
Il deputato MPS cita una lettera pubblicata da La Regione, dove "la capostruttura della biblioteca Unitas ricorda che, a seguito di mobbing, una dipendente del servizio tiflologico (finanziato dall’ente cantonale) decise di togliersi la vita": "Serve parlarne per rendere omaggio al coraggio di questa donna e delle numerose vittime".
Infine, chiede di rendere pubbliche, almeno in forma anonima, le conclusioni dell'audit.