La Corte europea dei diritti dell’uomo ha emesso oggi una sentenza storica, la prima sulla responsabilità degli Stati in tema di protezione climatica
STRASBURGO - La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha dato ragione all'associazione “Anziane per il clima” che accusava la Confederazione di violare i diritti umani in ambito ambientale. Una sentenza storica, quella emessa oggi dal Tribunale di Strasburgo, in quanto è la prima volta che la CEDU si occupa della responsabilità degli Stati in tema di protezione climatica.
La vertenza risale al 2016, quando 459 donne pensionate avevano chiesto al Consiglio federale di mettere fine alle sue omissioni in materia di protezione del clima, facendo in modo che la Svizzera desse il suo contributo a contenere l’aumento delle temperature nel limite di 1,5 gradi.
Ma il Dipartimento dell’ambiente, allora diretto da Doris Leuthard, aveva deciso l’anno successivo di non entrare nel merito, ritenendo che l’Associazione non fosse legittimata a sostenere la causa, non essendo la popolazione anziana più colpite dal riscaldamento globale rispetto al resto della cittadinanza.
La decisione negativa era stata confermata dal Tribunale amministrativo federale di San Gallo nel 2018 e dal Tribunale federale due anni dopo. Ma le anziane non hanno mollato la presa e si sono appellate a Strasburgo, chiedendo ai giudici di stabilire se sono stati violati i diritti alla vita, al rispetto della vita privata e familiare e alla salute contenuti nella Convenzione dei diritti dell’uomo. Secondo la legale delle ricorrenti, la britannica Jessica Simor, le donne in età avanzata stanno già soffrendo per gli effetti del cambiamento climatico e la Svizzera non sta facendo abbastanza per combattere l’aumento delle temperature, che nella Confederazione “è doppio rispetto alla media globale”.
Il caldo, uccide, perché aumenta il rischio di problemi renali, attacchi d’asma, disturbi cardiovascolari e provoca sintomi particolarmente acuti negli anziani, soprattutto fra le donne.
Da parte sua, il rappresentante legale del Governo elvetico Alain Chablais aveva detto che la Svizzera era vittima di un processo alle intenzioni. Respingendo le accuse mosse dalle ricorrenti, il legale aveva elencato le misure adottate contro il cambiamento climatico. A suo parere la Corte europea dei diritti dell’uomo “non è il luogo in cui devono essere decise le politiche nazionali in materia di protezione del clima”.
Ma oggi è arrivata questa storica sentenza.