Il Caffè pubblica oggi il testo della segnalazione: "Quanto ci è stato mostrato evoca fortemente il sospetto che il neurochirurgo dell’Ars Medica non abbia praticato l’intervento necessario"
LUGANO - L’8 febbraio scorso il medico cantonale, Giorgio Merlani, inviò una segnalazione alla procuratrice pubblica Marisa Alfier sul neurochirurgo della clinica Ars Medica finito sotto inchiesta per presunti interventi mai effettuati. Medico che nel frattempo, dopo che il Caffè ha rivelato il caso, è stato temporaneamente sospeso dalla clinica
Il Caffè pubblica oggi il testo della segnalazione: "La paziente - ha scritto il dottor Merlani alla procuratrice - soffriva da tempo di dolori irradianti alla gamba sinistra a causa della compressione di una radice nervosa. È stata operata dal neurochirurgo dell’Ars Medica il 26 ottobre 2018. Subito dopo l’intervento la paziente riferisce di aver avvertito gli stessi dolori che aveva prima dell’intervento. È come se non fosse stato fatto nulla".
Merlani parla di "sospetto reato di lesioni gravi e intenzionali ai danni della paziente". E aggiunge che "sulla base dei documenti e della fatturazione saranno da valutare gli estremi per i sospetti di truffa alle assicurazioni sociali, falsità in documenti e falsità in certificati".
C’era il sospetto che il neurochirurgo avesse effettuato alla schiena di una paziente di 74 anni un "falso” intervento. Questo, stando agli specialisti del Neurocentro dell’ospedale Civico di Lugano, ai quali la donna si era rivolta qualche mese dopo il ricovero all’Ars Medica, in quanto i dolori - dovuti alla compressione di una radice nervosa – non erano cessati dopo l’intervento.
Il 12 febbraio la procuratrice Alfier chiede a Merlani di segnalare eventuali altri casi di pazienti operati all’Ars Medica che presentassero le stesse caratteristiche della donna 74enne. Un mese dopo al Neurocentro, scrive sempre il Caffè, viene operato un paziente che presenta le stesse caratteristiche del caso segnalato da Merlani l’8 febbraio. Lo stesso accade il 16 e il 25 luglio scorsi. In questi ultimi due casi le segnalazioni in procura sono però giunte direttamente dal Civico.
Le cartelle sanitarie dei quattro pazienti operati dal neurochirurgo sono state sequestrate dalla Magistratura in febbraio, in marzo e in luglio.
Il direttore delle cliniche Ars Medica e Sant’Anna, Fabio Rezzonico, ha dichiarato al Caffè di aver preso subito contatto con la magistratura, ma di essere stato tranquillizzato dalla procuratrice Alfier sull’assenza di pericoli per altri pazienti. Da qui la decisione di Ars Medica di non sospendere subito il neurochirurgo.
Il Medico cantonale, basandosi su quanto la 74enne ha raccontato al chirurgo del Civico, aggiunge nella sua lettera alla procuratrice che il neurochirurgo dell’Ars Medica, nonostante le lamentele della donna, "non ha fatto eseguire nessun esame radiologico di controllo dopo l’intervento. E avrebbe sempre confermato il buon esito dello stesso. A livello probatorio avrebbe anche provveduto ad una infiltrazione, senza miglioramenti. Avrebbe quindi attribuito le lagnanze della donna ad una non meglio precisata problematica psichiatrica della stessa".
Così, "il persistere dei dolori ha portato la paziente a consultare il servizio di Neurochirurgia del Civico. Il quadro clinico è (ancora) ben compatibile con la compressione della radice nervosa a livello di L5 a sinistra. Diagnosi confermata dagli esami radiologici".
Il 1° febbraio la paziente viene dunque sottoposta al Neurocentro a un intervento di Foraminotomia, cioè di decompressione della radice nervosa, l’operazione che la donna pensava di aver subito all’Ars Medica.
"Quanto ci è stato mostrato nell’incontro con i vertici del Civico - con l’ausilio delle immagini della Risonanza magnetica e del filmato dell’intervento - evoca fortemente il sospetto che il neurochirurgo dell’Ars Medica non abbia praticato l’intervento necessario", conclude il dottor Merlani.