Il presidente Marchesi ha già preso le distanze. E domenica c'è la festa elettorale leghista. Sono ore febbrili...
di Andrea Leoni
Non occorre essere addentro alle segrete stanze di casa Lega, per riscontrare un palpabile imbarazzo sul caso Ghiggia. Per lealtà verso il proprio Movimento, a maggior ragione in una fase delicatissima come quella della campagna elettorale, nessuno vuole esternare pubblicamente la delusione che gorgheggia come una gastrite nella pancia di via Monte Boglia. Ma in camera caritatis, a microfoni spenti, la preoccupazione, e per certi versi lo sconcerto, vengono esternati chiaramente dai rappresentanti leghisti.
Se il primo colpo, quello sulla segretaria frontaliera, era stato in qualche modo assorbito, pur lasciando un livido grosso così, le ultime notizie pubblicate stamattina dalla Regione, che ha rivelato l’assunzione da parte del candidato agli Stati di 13 collaboratrici frontaliere (12 segretarie più una domestica) tra il 2005 e il 2018, hanno mandato in fibrillazione l’area di destra. L'aspirante senatore ha precisato di non aver più assunto dipendenti da oltre confine a partire dal 2011, prima dunque del suo impegno nell'arena politica. Dopo quell'anno ha solo rinnovato i permessi.
Le nuove rivelazioni, tuttavia, giungono proprio nelle ore in cui i ticinesi hanno ricevuto il materiale di voto. Non è tanto il destino di Ghiggia a preoccupare - la votazione per gli Stati non è la priorità per la Lega - quanto le possibili ricadute negative sulla lista per il Nazionale. I numeri dicono che uno dei due seggi leghisti, quello di Roberta Pantani, balla. E questa storia proprio non ci voleva, si sospira in casa leghista.
Non ci voleva perché strapazza una delle bandiere di via Monte Boglia: il primanostrismo. Per di più in un settore, quello terziario, bancario-societario in particolare, dove Ghiggia opera in prevalenza con il suo studio legale, in cui la Lega ha sempre denunciato l’invasione ingiustificata dei frontalieri. Il problema politico c’è, ed è grande come un palazzo.
Tanto è vero che non meno ansie si registrano anche in casa UDC, il partito di “Prima i nostri”, congiunto con la Lega e co-promotore del ticket per gli Stati Ghiggia-Chiesa. Si temono infatti le stesse ricadute negative per il Nazionale. Il presidente Piero Marchesi, interpellato dalla Regione, ha affermato che “quanto uscito sul tema frontalieri non mi è piaciuto e anche al nostro interno ha causato diverse critiche”.
“Per quanto ci riguarda – ha aggiunto – noi siamo coerenti. Per cui se diciamo ‘Prima i nostri’, nei nostri comportamenti cerchiamo di essere conseguenti, come per tutte le altre decisioni e posizioni che prendiamo in politica. Il concetto di preferenza indigena è chiaro e a nostro avviso è l’unica soluzione per dare una risposta ai molti ticinesi senza lavoro”.
Insomma una presa di distanza, seppur elegante, netta. Una distanza che si era già osservata plasticamente la scorsa settimana, durante la festa dell’UDC con Christoph Blocher. Al Padiglione Conza erano presenti sia Roberta Pantani che Lorenzo Quadri, ma non Battista Ghiggia. “Per impegni precedentemente assunti”, è stato spiegato. Un’assenza giustificata che si è tuttavia rivelata in qualche modo premonitrice.
Non da ultimo, tutta questa scottante vicenda, arriva a un paio di giorni dal dal tradizionale raduno elettorale leghista, in agenda per domenica al capannone di Pregassona. Come reagirà la base del Movimento alle ultime notizie? Quale strategia appronteranno i vertici della Lega per arginare la faccenda? Sono ore febbrili….