CRONACA
La zanzare anche a Natale! Biografia della "tigre", il flagello di questa torrida estate che continua imperterrita a tormentarci
Piccola, silenziosa, veloce, punge a ripetizione come un cecchino... E non solo di sera... Ma quando smetterà?
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La zanzara tigre (nome scientifico Aedes albopictus) è originaria del sud-est asiatico e negli ultimi anni si è diffusa in tutto il mondo a causa della globalizzazione del commercio e dei viaggi e in seguito ai cambiamenti climatici. Dal 1990, la zanzara tigre si è insediata in tutta l’Italia settentrionale, dal 2003 in Ticino e dal 2015 anche nel Grigioni italiano. Si presume che in futuro, dicono gli esperti, si diffonderà anche in altre regioni della Svizzera.

 

Inoltre, in quanto vettore potenziale di malattie tropicali come il dengue o la febbre di chikungunya, la zanzara tigre rappresenta un serio pericolo per la salute.

 

Perfetto, questo è quanto si legge sul sito web della Confederazione alla pagina dedicata al Programma nazionale di sorveglianza di questo insetto.

 

La zanzara tigre svolazza dunque in Ticino già da parecchio tempo, e ammettiamolo: sorridevamo quando sentivamo parlare di lei negli anni scorsi.

Quasi fosse una creatura salgariana (da Sandokan la Tigre della Malesia), ce la immaginavamo ironicamente nella nostra fantasia come una creatura capace di assumere volumi mostruosi. Tipo la specie aliena insettoide giunta dal pianeta desertico di Klendathu nel film di fantascienza bellica “Starship Troopers”, diretto da Paul Verhoeven, che vidi per la prima volta in piazza Grande a Locarno qualche anno fa. E pensavamo: ma va là… quante balle ci stanno raccontando.

Invece no: la zanzara tigre è piccola piccola, come il germe nel quale il Mago Merlino si trasforma per battere Maga Magò in “La spada nella roccia”. Ed è anche silenziosa, emette solo un lieve ronzio, e veloce, perché sfugge facilmente alla cattura: la vedi lì ed è già là… È una zanzara cecchina, una guerrigliera alla Vietcong: ti colpisce senza farsi vedere. E mica una volta sola: a ripetizione! E in men che non si dica ti ritrovi braccia, mani e altre parti scoperte del corpo costellate da pruriginose punture.

 

Ecco, quest’anno l’abbiamo conosciuta per la prima volta in tutta la sua aggressività. Si chiama tigre perché ha il corpo striato ma anche perché è “feroce”. Abbiamo sperato che con il calare delle temperature, dopo questa torrida estate che l’ha nutrita, la zanzara tigre sarebbe sparita. Invece no: continua imperterrita a punzecchiare, e non solo sul far della sera, come i vampiri: no, inizia già di prima mattina. E allora vai di Vape, Autan, zampironi, citronella e altri prodotti simili.

 

E ci chiediamo: ma quando smetterà di tormentarci? Forse, speriamo di no, ce la ritroveremo addosso anche a Natale. Perché, nonostante arrivi da zone tropicali, questa zanzara pare temere meno il freddo di altre specie locali.

Per capire cosa succederà è utile leggere qualche testo sull’inverno delle zanzare. Alcune specie svernano come adulti femmine in uno stato di diapausa (fase di arresto spontaneo dello sviluppo in cui l'organismo è inattivo, non si alimenta e non si muove)  nascoste nelle nostre case, nei garage nelle soffitte, nelle cavità degli alberi e ovunque sia possibile ripararsi dalle condizioni climatiche avverse. In genere, la femmina della zanzara prima dell'inizio della stagione invernale evita il pasto di sangue (necessario alla fecondazione delle uova) alimentandosi solo con gli zuccheri necessari al suo sostentamento. Per questo è facile notare, a fine stagione, zanzare che non pungono più e comunque sono molto poco aggressive. Ed è quello che speriamo che accada.

Poi, in primavera grazie all'aumento delle temperature la femmina esce dalla modalità di ibernazione e inizia a cercare un pasto di sangue per deporre le uova.

Ma altre specie di zanzara (come la tigre) svernano come uova. In questo modo sono in grado di sopravvivere a condizioni climatiche estreme come il freddo, il ghiaccio e la siccità.

In autunno, quando le temperature si abbassano, la femmina depone le uova in zone dove il terreno è umido. In primavera, al rialzarsi delle temperature, le uova che si trovano di nuovo a contatto con l'acqua si schiudono, progredendo attraverso i vari stadi larvali fino a ricominciare il ciclo dal principio.

Insomma, c’è poco da stare allegri… Dobbiamo imparare a convivere con questo tormento. E solo vivendo scopriremo se il freddo ci porterà un po’ di sollievo.

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