La SSR lo ha già fatto e nel 2026 anche le private dovranno abbandonare le onde FM. Ma c'è chi promette battaglia. Sacha Dalcol: "Lo spegnimento della FM è una follia"
A cura della redazione de ilfederalista.ch
Un autogol per tutti, e tutto ciò per una tecnologia che non offre una qualità sensibilmente migliore. È una sentenza tranciante: il leggendario pioniere elvetico della radiofonia privata Roger Schawinski boccia lo spegnimento dei ripetitori FM compiuto dalla SSR SRG il 31 dicembre scorso. E allo stesso tempo intende opporsi all’imposizione, estesa a tutte le imprese del settore radiofonico elvetico da parte del Consiglio federale, di chiudere con la Modulazione di frequenza entro la fine del 2026.
Da inizio 2025 le emittenti radio della SSR avrebbero perso oltre il 20% del pubblico secondo i primi dati MediaPulse (agenzia che elabora le rilevazioni su un campione di utenti), circa un milione di ascoltatori. Per le radio della RSI, il calo potrebbe essere ancora più drastico, arrivando persino a un terzo dell’audience. Dati da verificare, certo, ma che alimentano il dibattito.
Di cosa si parla?
Ribobiniamo il nastro, è il caso di dirlo. La radio ha qualcosa di magico e incredibilmente potente, come ci ha dimostrato la storia del Ventesimo Secolo. E pensare che, all’inizio, bastava poco per costruirne una: un pezzo di metallo per l’antenna, un altoparlante e, soprattutto, una bobina di rame, ovvero un filo metallico arrotolato su un cilindro. A seconda della lunghezza della bobina, si potevano intercettare diverse onde elettromagnetiche e, con pochi altri componenti, trasformarle in suoni e voci.
Era la radio analogica: le onde radio, a diverse frequenze, entravano “in risonanza” con i componenti metallici dell’apparecchio e producevano quella magia. Per iniziare fu la Modulazione di Ampiezza (AM), trasmessa su onde medie: il segnale, specie di notte, poteva percorrere grandi distanze, superando le frontiere anche in tempi di guerra. Dagli anni ’70 si impose poi la Modulazione di Frequenza (FM), che trasmette su onde ultracorte. A differenza dell’AM, ha una portata più limitata, ma garantisce un suono molto più pulito e nitido.
Ora, però, è tempo -si dice- di andare oltre: è arrivata l’era della radio digitale che, nello stesso segnale in cui prima passava un solo canale FM, ne può inserire molti di più, grazie a ricevitori dotati di microprocessori avanzati.
Ma è davvero arrivato il momento di abbandonare la "vecchia" radio per uno standard tutt’altro che nuovo (DAB+), che in realtà da anni sembra faticare a imporsi? Il dissenso non manca.
Un passo falso?
Per Roger Schawinski, la SSR SRG ha sbagliato a interrompere l'FM. “Non dovevano essere i primi, ma gli ultimi a farlo”, ribadisce il leggendario pioniere delle radio libere. “Ricevono più di un miliardo di franchi l'anno e perciò non dovrebbero creare problemi agli ascoltatori che non hanno accesso al DAB+. In Svizzera ci sono quasi 2 milioni di auto senza DAB+”.
Inoltre, incalza Schawinski, “i nostri vicini non faranno questo cambiamento nei prossimi 10 anni. Abbiamo sbagliato puntando tutto sul DAB+, perché ha raggiunto solo il 40% degli ascoltatori dopo più di 20 anni e oltre 100 milioni di investimenti. Altri Paesi hanno capito che l'FM funziona benissimo e avremmo dovuto aspettare”.
Marco Derighetti, “direttore delle operazioni SSR”, sottolinea però un altro aspetto: “L’80% del tempo di ascolto in Svizzera è già digitale e meno del 10% degli utenti usa solo apparecchi FM. Questo dimostra che la transizione è già avvenuta. Inoltre, mantenere una rete di oltre 600 trasmettitori FM per pochi utenti non era sostenibile. Il servizio pubblico ha il dovere di anticipare le evoluzioni tecnologiche, per facilitare la transizione anche ai privati”.
L'FM? "Ha un suono persino migliore"
Chiediamo allora a Schawinski se vi siano ragioni tecniche per cui l'FM resti preferibile. “Sì! – risponde secco – anzitutto perché l’FM funziona. È la tecnologia radio più usata al mondo. I trasmettitori ci sono già, non serve investire. Inoltre l’audio di un buon FM è persino superiore allo standard base del DAB+, posto a 64kbps”. Ovvero -precisiamo- un tipo di compressione dei suoni che sacrifica una parte dei loro cromatismi; questo valore, il cosiddetto bitrate, può essere esteso nel DAB+ a 128kbps e oltre, con costi energetici però maggiori, ed è, per capirci un po’ come il tipo di differenza che c’è tra l’audio di un buon CD e un file mp3; va notato che le radio in Svizzera trasmettono in genere tra 56 e - le migliori (come “RSI Rete 1”) - 72kbps.
“La DAB+ offre maggiore stabilità nel segnale”, ribatte Derighetti, “poiché la ricezione non presenta mai i classici disturbi presenti nell’analogico, come interferenze e sovrapposizioni di canali, o fruscii”.
La schermaglia prosegue: “Il problema dell’FM – puntualizza Derighetti – è la limitata disponibilità di frequenze. In Svizzera, sulla banda delle frequenze usate nelle FM si possono trasmettere solo 15-20 stazioni per regione, talvolta con sovrapposizioni con i Paesi vicini. Il DAB+ permette di offrire più canali. Con il DAB+ abbiamo ampliato l’offerta, permettendo anche lo scambio linguistico tra le diverse regioni svizzere. La Rete 3 si sente in tutto il Paese, per esempio. E anche nelle gallerie, dove la radio in Modulazione di Frequenza non si sente più, si possono sentire stabilmente tutti canali”.
Che dire però dei luoghi in cui non c’è copertura? Contrariamente alla radio analogica, che poteva esser ascoltata anche se disturbata, la radio digitale non riesce a decodificare il segnale se è troppo debole o se il “rumore” supera una certa soglia. In altre parole, o si “prende” bene o non si sente nulla: “Guardi”, ribatte il direttore operativo di SSR SRG, “oggi la copertura raggiunge il 99,7% delle economie domestiche, oltre a tutte le vie di comunicazione” (senza dimenticare, ci ricorda il nostro interlocutore, di alzare l’antenna, la quale da sola raddoppia la capacità di ricezione).
“Il DAB+ consuma meno energia”, aggiunge infine Derighetti, “e permette di ridurre il numero di trasmettitori rispetto all’FM.
Ma sul risparmio Schawinski polemizza: “Sì, certo, si può risparmiare, ma... ora abbiamo 10 milioni di radio che non possono più essere usate. Da un punto di vista ecologico, è un disastro. La gente deve spendere centinaia di franchi per nulla, per avere la stessa cosa di prima”. “Avremmo potuto aspettare il 5G”, rincara la dose, “perché il DAB+ è solo una tecnologia intermedia con molti svantaggi. Ma ormai abbiamo costruito un’infrastruttura DAB+ in tutto il Paese, quindi la dobbiamo accettare. Ma perché vietare l’FM? Solo per nascondere l’errore fatto con il DAB+?”.
"DAB già obsoleto"? "No, durerà decenni"
Il DAB sarebbe dunque già obsoleto? “Sì, certo!”, non ha dubbi il “padre” delle radio private. “L’unico vantaggio del DAB+ è che permette di avere più stazioni radio, ma gli ascoltatori sono sempre gli stessi. Non ci sono dati che dimostrino che il pubblico stia effettivamente ascoltando le nuove stazioni DAB+”. Schawinski ritiene d’altronde
che il futuro della radio passi attraverso internet: “Come più o meno tutto. Guardiamo la realtà, tutte le altre applicazioni digitali si sono imposte sul mercato senza bisogno di sovvenzioni come il DAB+”.
Con il vantaggio che internet consente di ascoltare le trasmissioni su domanda, quando si vuole? Derighetti non ci sta: “Il DAB+ non è obsoleto. È una tecnologia gratuita e accessibile a tutti, a differenza della radio via internet, che richiede un abbonamento e una connessione dati. Vero -concede il direttore delle operazioni SSR-, si possono ascoltare le trasmissioni on demand, però per questo vantaggio si paga. Credo che le due tecnologie, internet e DAB, coesisteranno ancora a lungo, tra vent’anni ci saranno ancora entrambe”.
Le onde medie, però, si erano spente da sole
Su una posizione più prossima al veterano della radiofonia privata elvetica Schawinski, è il direttore di un’emittente ticinese, Sacha Dalcol, alla guida di Radio3i (come pure di TeleTicino e ticinonews)
“Lo spegnimento della FM è una follia”, ci dice senza mezzi termini, “non solo per la SSR, ma a livello nazionale. Spero che entro la scadenza del 2026 qualcuno rinsavisca e decida di tenerla in vita. Una tecnologia deve restare finché è utilizzata. Se la perdita di pubblico della SSR fosse confermata, spero che faccia riflettere e induca a rivedere la decisione”.
“Il DAB permette a più emittenti di trasmettere”, riconosce Dalcol, “tuttavia a mio parere la qualità dell’FM era più che adeguata. Con Internet oggi puoi ascoltare qualsiasi radio del mondo. Il DAB è una tecnologia di passaggio, come lo è stato il MiniDisc: una follia, ripeto, abbandonare FM. Tra 10-20 anni tutte le auto avranno internet e il problema non si porrà più. Ma nel frattempo, perché questa fretta? Le onde medie sono state spente quando nessuno le usava più; lo stesso criterio doveva valere per la FM.”
Insomma, a parere di Dalcol, se la radio sulle onde medie è scomparsa da sola, senza bisogno di interventi, perché questa volta dovrebbe essere diversa l’evoluzione? Concorda Schawinski: “L’FM era nettamente superiore all’AM: stereo, qualità migliore... quindi tutti sono passati naturalmente all’FM. Dovrebbe essere così anche questa volta. Ma il punto è che tra FM e DAB+ non c’è un vantaggio così chiaro”.
Derighetti rimane però fermo su un punto: spetta alle emittenti con mandato di servizio pubblico fare il primo passo: “La transizione era necessaria per modernizzare il settore. Proprio perché la radio SSR non dipende dalle pubblicità, giustamente fa da apripista, abituando il pubblico. Cosicché le private, che invece basano il loro modello di business sulle pubblicità, abbiano un tempo ragionevole per adattarsi”.
Il limite, come detto, è fissato a fine 2026 per tutti a livello svizzero. Intanto però Schawinski, ricordando che milioni di svizzeri non hanno DAB+ in casa, sta preparando un ricorso contro la decisione della Confederazione. Anche perché, fa notare, chi non ha un apparecchio aggiornato dovrà comunque pagare il canone, pur senza ricevere il servizio.
Ne approfitteranno le private o ci perderanno tutte?
Eppure, osserviamo, si potrebbe ipotizzare che il passaggio della SSR al DAB+ favorisca le radio private… Risponde Schawinski: “Forse, ma in realtà non ci non credo troppo. Mancano due anni allo spegnimento”.
Più possibilista Dalcol, al quale chiediamo se le radio private intendano adattare le programmazioni per attirare l’eventuale pubblico rimasto orfano della SSR.
“Non osserviamo ancora un travaso di pubblico delle emittenti SSR sulle private. Cercheremo di accogliere il pubblico in cerca di alternative, magari inserendo contenuti nuovi, ma senza snaturare la nostra offerta. È prematuro prevedere cambiamenti consistenti nel palinsesto. Abbiamo introdotto novità indipendenti dallo spegnimento FM della SSR, ma se il pubblico aumentasse, cercheremo di soddisfare quella nuova clientela”.
Non è possibile, gli chiediamo ancora, che questa mossa penalizzi l’intero il settore radiofonico? Le molte migliaia di persone che non hanno una radio DAB in automobile potrebbero per esempio abituarsi ad ascoltare prodotti audiovideo e podcast durante i loro trasferimenti casa-lavoro, disabituandosi alla radio come tale.
“Ogni cosa può essere concorrenza: podcast, YouTube, Spotify e anche le radio estere. Mi sfugge per esempio il senso di spegnere la FM mentre Francia e Italia la useranno ancora per diversi anni. Alcune radio estere stanno senz’altro adocchiando la possibilità di espandere, anche di poco, il loro mercato”.