Il capo Dicastero cultura di Locarno: "Nome in codice: Ordinanza federale sull’inquinamento fonico. In gergo popolare: burocrazia"
LOCARNO – Un ricorso per eccessivi rumori ha indotto il Festival del film, con il beneplacito, suo malgrado, del Municipio di Locarno, a cancellare con un colpo di spugna il City Garden, che negli ultimi anni è stato uno dei luoghi cult della rassegna.
E il municipale Giuseppe Cotti, responsabile del Dicastero cultura, ha commentato così il caso su Facebook: "Nome e cognome: Legge federale sulla protezione dell’ambiente. Nome in codice: Ordinanza federale sull’inquinamento fonico. In gergo popolare: burocrazia. In dialetto: lascio a voi. Dopo il caso “Bellinzona” di qualche anno fa non mi pare che qualcuno si sia attivato per cambiare il quadro legale. Le leggi in questo ambito si fanno a Berna e, sussidiariamente, a Bellinzona. Anche in questo, come in tanti altri settori, l’autonomia dei Comuni è morente, anzi morta. Poi, purtroppo, se qualcuno è poco tollerante ha strumenti per “divertirsi” -.
Gli fa eco, sempre su Facebook, Alessandro Speziali, candidato al Consiglio di Stato per il PLR: “Voilà, il Locarnese sta diventando una casa anziani diffusa. Si combattono perennemente i rumori, si fanno le pulci al numero di persone al bar, bisogna militarizzare qualsiasi evento, pregare sui ceci per ottenere permessi e deroghe sacrosante. Il Festival e i grandi eventi hanno bisogno di una cornice colorata, sulle 4 stagioni. Per noi e chi ci visita, per chi non se ne va altrove ma spende i soldi qui. Se vogliamo essere la destinazione ticinese cool non bastano il sole, la pizza Haway e le cartoline degli anni ‘70”.