POLITICA E POTERE
Salario minimo, TiSin, aziende che non potrebbero sostenere i costi: l'MPS chiede chiarezza
Il Movimento per il Socialismo, con tutti i suoi tre deputati, firma una interpellanza per capire cosa sta succedendo e come intende proseguire il Governo, definito "attendista"

BELLINZONA - Sempre più aziende parrebbero essere interessate alle prestazioni di TiSin, gli atti parlamentari MPS sul tema non saranno discussi nella prossima sessione di Gran Consiglio e il Governo ha mostrato un atteggiamento attendista. Sulla se di queste considerazioni, l'MPS, con firma dei suoi tre rappresentanti, invia una interpellanza sul salario minimo, convinto "che ancora una volta il Consiglio di Stato ed i partiti che a suo tempo avevano, consapevolmente, creato la falla nella legge sul salario minimo (che era e rimane per noi, comunque, inaccettabile) stanno cercando di calmare il gioco
senza preoccuparsi di quanto sta succedendo nel paese".

Diversi i fatti che preoccupano il Movimento. "Il numero di aziende interessate ad acquistare le prestazioni di TiSin starebbe aumentando secondo quanto denunciato da OCST ed UNIA nella loro conferenza stampa del 6 ottobre 2021. Sarebbero, al momento, almeno una ventina. Notizia confermata anche da AITI. Ciò preoccupata i sindacati che, addirittura, hanno convocato per sabato 9 ottobre una manifestazione a Mendrisio. Dunque, la posizione attendista del governo non solo appare inadeguata, ma fortemente contraddetta dalle prese di posizione pubbliche dei sindacati. Anche la considerazione, enunciata nel comunicato, secondo la quale dovrebbero essere trovate soluzioni (leggi deroghe a quanto previsto dalla Legge) laddove il salario minimo comportasse “un pericolo per la sopravvivenza stessa dell’azienda” o, addirittura, per un intero settore sembrerebbe in realtà non convincere nemmeno il padronato, alla luce di dichiarazioni come la seguente, del direttore di AITI Modenini: “Ma il salario minimo alla fine andrà applicato costi quello che costi. Se un’azienda non riesce più a stare sul territorio, parte e va da un’altra parte: in economia funziona così”, si legge nel testo.

Inoltre, "un’ulteriore conferma della mancanza di volontà dei partiti presenti nelle commissioni parlamentari di risolvere il pasticcio da loro fatto nel 2019 ci viene data dall’ordine del giorno
del prossimo Gran Consiglio. Esso non prevede la discussione di nessuna delle proposte che abbiamo avanzato quasi un mese fa": in pratica, una presentata da Morisoli sarà portata in aula, quelle dell'MPS no.

Eventuali modifiche della legge prima della sua entrata in vigore potrebbero far scattare nuovi ricorsi che potrebbero bloccarne ulteriormente l’entrata in vigore della legge il prossimo 1° dicembre? Per l'MPS no, "per tranquillizzare Vitta e i suoi timori sarebbe sufficiente che il Gran Consiglio approvasse l’emendamento presentato dall’MPS teso ad abrogare la possibilità di deroga e poi desse mandato al Consiglio di Stato di far entrare in vigore questo articolo una volta entrata in vigore la Legge (e, verosimilmente a sentenza del Tribunale federale già nota: è evidente che è una questione di poche settimane)".

La commissione tripartita nei prossimi mesi approverà la “strategia di controllo 2022 del salario minimo”, ma "visto e considerato il pasticcio e gli errori commessi dalla stragrande maggioranza del Parlamento,errori a cui hanno contributo pure l’amministrazione cantonale e buona parte delle Repubblica e Cantone Ticino Servizi del Gran Consiglio organizzazioni sindacali e padronali (che compongono la commissione tripartita), riteniamo sarebbe importante che tale strategia venga presentata e discussa in Parlamento. Se non altro per permettere all’unico partito politico che aveva, con largo anticipo, preannunciato il disastro di questa legge sul salario minimo (ovvero proprio l'MPS, ndr), possa esprimersi".

Le domande al Consiglio di Stato sono:

"1. È al corrente (e può confermare) di quanto affermato dalle organizzazioni sindacali secondo le quali altre aziende (una ventina) starebbero riflettendo a trovare accordi deroganti
al pur misero salario minimo previsto dalla Legge che entrerà in vigore tra qualche settimana?

2. Può illustrare al Gran Consiglio quante e quali sarebbe le aziende (non nominalmente, ma almeno per settore produttivo) o i settori produttivi per i quali il “nuovo salario minimo”
potrebbe rappresentare “un pericolo” per la loro stessa “sopravvivenza”? 

3. Non ritiene opportuno (viste le premesse anche di tipo giuridico alle quali abbiamo fatto qui sopra riferimento) esprimere l’interesse del Consiglio di Stato affinché una soluzione giuridica
(sia attraverso una modifica della Legge o della Costituzione – come prevedono i due atti parlamentari presentati dall’MPS) possa al più presto essere adottata e rafforzare comunque
un quadro giuridico più sicuro?

4. Non ritiene opportuno illustrare di fronte al Gran Consiglio la strategia di controllo 2022 del salario minimo discusso dalla commissione tripartita, sottolineando anche, qualora si
rendessero necessari, quali nuovi mezzi sono stati messi a disposizione della stessa per  svolgere questo nuovo compito?".

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