Il Consigliere di Stato in una conferenza stampa ha voluto dire la sua in merito al caso che coinvolge l'Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana. "La donna che si è tolta la vita? Avevamo parlato del suo tempo di lavoro"
BELLINZONA - Nessuno sapeva che cosa stava accadendo all'interno di Unitas, per quello non si è mai indagato e non si sono di conseguenza mai presi provvedimenti. Manuele Bertoli, dopo le polemiche che lo hanno riguardato in quanto membro del comitato prima e presidente poi dell'Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana.
Una risposta pubblica del Governo a diversi atti parlamentari ha messo in luce molestie sessuali e mobbing per 25 anni, sempre dalla stessa persona, che dal 2019 non fa più parte dell'associazione. Perchè non si è detto niente prima? In conferenza stampa, il Consigliere di Stato, che ha parlato a titolo personale, è stato chiaro: "Le segnalazioni di molestie sono state 5 da marzo 2018 a marzo 2020. E finché la gente non parla è difficile agire. Le molestie che si sono perpetrate per 25 anni non sono mai state segnalate prima”.
In merito alla dipendente che si è tolta la vita, lasciando una toccante lettera, il Ministto ha spiegato di aver avuto a che fare con lei, ma che non si è mai parlato di mobbing e molestie bensì del suo tempo di lavoro.
E ora? Il Consiglio di Stato tra i provvedimenti ha indicato un ricambio del comitato. Una richiesta che non trova d'accordo il socialista: "Mi preoccupa che la decisione del Governo, a cui io non ho partecipato, sia presa troppo rapidamente. Cercare tra i ticinesi è un conto. Cercare tra i ciechi è un altro”, ha detto.