Il presidente dei giornalisti non ha gradito le parole pronunciate dal consigliere federale alla festa elettorale del PLR domenica scorsa a Sant’Antonino
LUGANO – “Io non leggo più i giornali. Non mi serve a niente. Non mi danno nulla ma proprio nulla (…) e da quando non li leggo più vado tre volte più forte”. Roberto Porta, presidente dell’Associazione ticinese dei giornalisti, non ha gradito le parole pronunciate dal consigliere federale Ignazio Cassis alla festa elettorale del PLR domenica scorsa a Sant’Antonino. E lo ha scritto oggi a chiare lettere in un’opinione pubblicata dal Corriere del Ticino.
“Siamo in un Paese democratico e il capo della nostra diplomazia ha tutto il diritto di esprimersi in modo poco diplomatico – annota Porta -. Ognuno di noi, e anche un ministro del nostro governo, dovrebbe però evitare di commettere un errore da cui si mettono in guardia persino i bambini. L’errore è quello di fare di ogni erba un fascio e di generalizzare. Nello specifico questo passo falso ha una conseguenza diretta: infanga una categoria intera, tutti i professionisti che nel nostro Paese lavorano nelle redazioni dei giornali e anche negli altri media. È questo il compito di un ministro? Discreditare una categoria professionale? Certo anche i giornalisti commettono errori, ma da qui a usare quelle parole ce ne passa”.
Forse, aggiunge il giornalista, c’è un po’ di nervosismo da campagna elettorale o anche qualche preoccupazione per i sondaggi che continuano a dare a Cassis la maglia nera della simpatia tra i consiglieri federali. E che lo posizionano al penultimo posto in un’altra classifica, quella che riguarda la capacità di saper influenzare la vita politica svizzera. Lo dice anche l’ultimo sondaggio SSR pubblicato proprio ieri, i cui risultati confermano questa tendenza, per lui ormai più che consolidata. Ma questo nervosismo non giustifica un attacco del genere a tutti i giornalisti e a tutte le testate del nostro Paese".
Porta ricorda poi le considerazioni del Consiglio federale, del quale Cassis faceva già parte, in occasione della votazione popolare del 2020 sul pacchetto di aiuto ai media. “In una democrazia, media indipendenti e variati adempiono una funzione importante sul piano statale e politico”.
Non ci permettiamo di dare consigli a Cassis, conclude Porta, “diciamo solo che un ministro di un governo democratico dovrebbe preoccuparsi proprio del contenuto democratico del dibattito pubblico”.