Non si tratta di pornografia, nemmeno lieve, scrive il magistrato, semmai, di “molestia sessuale”, reato che però è perseguibile solo su querela di parte
di Marco Bazzi
Per quale motivo - e in base a quale ragionamento giuridico - il procuratore pubblico straordinario Franco Passini ha stabilito che l’ormai famoso “meme” della donna seduta tra due enormi falli finti inviato il 3 febbraio del 2023 dal presidente del Tribunale penale Mauro Ermani alla segretaria che si ritiene vittima di mobbing (quella che abbiamo chiamato la Signora X) da parte della responsabile della cancelleria (Signora Y) non profila il reato di pornografia?
Lo spiega lo stesso Passini, nel decreto di non luogo a procedere firmato il 4 settembre scorso, usando una similitudine balneare per descrivere quelli che lui stesso definisce “due giganteschi organi genitali maschili”. La similitudine è: “gonfiabili da piscina”.
Come ricorderà chi ha seguito l'intricato e controverso caso del caos al Tribunale penale nelle sue varie diramazioni, i giudici (attualmente ex giudici, in quanto destituiti) Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti, venuti a conoscenza della foto inviata dal collega Ermani alla segretaria hanno segnalato il fatto al procuratore generale Andrea Pagani, il quale ha informato il Consiglio di Stato, il quale il 14 agosto ha nominato un procuratore straordinario: il grigionese Franco Passini, appunto.
I due giudici ritenevano che quell’immagine potesse configurare il reato di pornografia ‘lieve’, punibile con una semplice multa, e avendo, in quanto magistrati, l’obbligo di segnalazione hanno deciso di sottoporla alla valutazione del procuratore generale Pagani. Poi il caso è passato nelle mani di Passini, che ha firmato il non luogo a procedere nei confronti di Ermani, atto sulla cui base è scattata la procedura di destituzione da parte del Consiglio della Magistratura (CdM).
Va qui ricordato che i vertici del Consiglio erano in possesso della foto dei due falli inviata da Ermani alla segretaria ben prima che la Regione la pubblicasse il 20 agosto scorso. Nonostante il presidente del CdM, Damiano Stefani abbia dichiarato la sera di quello stesso giorno alla RSI “l’abbiamo vista ora in maniera ufficiale” (citazione dal servizio di 'Sei di sera').
Questo sarebbe un punto che merita un chiarimento, perché la domanda che sorge spontanea nel volgo disorientato è: Stefani si è confuso? E se si è confuso come mai non ha ritenuto, il giorno dopo, di dover correggere o precisare la sua affermazione?
Ergo, deduciamo secondo logica, il Consiglio della Magistratura aveva ritenuto quella foto (o meme) di nulla o scarsa rilevanza penale, evitando di segnalarla all'autorità penale per verifica e anticipando, di fatto, quella che sarebbe poi stata la decisione di Passini: non configura il reato di pornografia. Ergo, era ovvio che il CdM non avrebbe potuto far altro che giudicare la segnalazione dei giudici Quadri e Verda Chiocchetti una sorta di attentato alla dignità della Giustizia e delle Istituzioni tutte, come di fatto ha fatto destituendoli.
Così, a causa della segnalazione di un potenziale reato di pornografia e del relativo non luogo di Passini, Quadri e Verda Chiocchetti sono stati licenziati in tronco come degli infami, o degli untori di manzoniana memoria.
Ma torniamo al non luogo del procuratore straordinario. “Nel caso qui in esame – si legge nella decisione - il messaggio whatsapp raffigura una donna seduta su una panchina con ai lati due grossi falli (simili a gonfiabili da piscina) ed una scritta “Ufficio penale”. Si tratta evidentemente di una “gag” composta da un’immagine ed un gioco di parole, immagine che verosimilmente circola su applicazioni messaggistiche, i cui utenti, dopo averla ricevuta, spesso la trasmettono ai loro contatti telefonici. In tale immagine non si intravvede un carattere pornografico (destinato ad eccitare sessualmente il consumatore), come richiesto dall’art. 197 capoverso 2 del Codice penale, per cui non sussistono i necessari elementi costitutivi di reato”.
Passini non va oltre, sebbene nei primi due capitoli del non luogo scriva che “a mente dei denuncianti si tratterebbe di un chiaro caso di esposizione di rappresentazioni pornografiche” inviate “ad una persona che non ne aveva fatto richiesta”. Nel caso concreto la segretaria che si ritiene vittima di mobbing, la quale, secondo Quadri e Verda Chiocchetti “sarebbe rimasta profondamente turbata” (citiamo sempre dal non luogo a procedere) da quel messaggio ricevuto dal presidente del Tribunale.
Per sapere se lo sia stata davvero (profondamente turbata) sarebbe bastato interrogarla, già che si era messo in piedi l'ambaradan. Ma Passini è andato dritto alla conclusione: non si tratta di pornografia, nemmeno lieve, semmai, di “molestia sessuale”, reato che però, precisa nel suo non luogo a procedere, è perseguibile solo su querela di parte.
“Nella fattispecie – scrive il procuratore straordinario – non risulta che la destinataria del messaggio, entro il termine di tre mesi, abbia sporto querela contro Mauro Ermani”.
Insomma, annota il procuratore straordinario, inviando la foto dei due enormi falli "simili a gonfiabili da piscina", un potenziale reato il presidente del Tribunale penale potrebbe anche averlo commesso, ma la altrettanto potenziale vittima non l'ha denunciato, per cui...
In ogni caso, precisa ancora il magistrato grigionese, all’epoca dei fatti si sarebbe dovuto applicare il testo di legge allora in vigore, considerando l’invio di quel whatsapp una semplice “molestia visiva”.